Uno dei tanti isekai, ma non uno dei migliori.
Uno dei tanti drama peso piuma, pensato (?) per far ridere con molte situazioni oltre il limite della logicità e dell’assurdo, ma non completamente privo di spunti di riflessione (le ingiustizie sociali). Dev’essere una produzione a basso costo, perché le ambientazioni e i costumi non sono né memorabili né variati, e il commento musicale è scarno e ripetitivo, ma non è questo il problema peggiore.
Gli attori, per la maggior parte, fanno un lavoro dignitoso, e naturalmente Zhao Lu Si è sempre una godibilissima garanzia. Il buon Xiao Zhan fa quel che può con la parte che gli è stata affidata e anche Gu Jia Cheng si è ben difeso. Anzi, per quanto non si possa gridare al miracolo, è stato una mezza rivelazione. Adatto alla parte, via.
No, gente, il problema grosso è che dopo quasi 40 episodi di piacevoli risate, a patto di essere un po’ di bocca buona, si precipita a fine serie in una spirale di tragedia che non ha niente a che vedere con tutto il precedente, e a nulla serve la risoluzione del guaio. Il problema ancor più grosso è che l’ultima puntata è completamente assurda e il finale, appiccicato con lo sputo, non spiega nulla, lasciando al povero spettatore uno sgradevolissimo sapore di tradimento. Avrebbero potuto risolvere la faccenda in mille modi diversi. Hanno scelto il più stupido e inutile, dando così il colpo di grazia a una serie già profondamente provata da diverse manchevolezze nella sceneggiatura e dal repentino cambio di registro nel finale.
Aggiungiamoci che le scene di combattimento sono, per la maggior parte, ridicole: i cattivi che abbattono le vittime con le spade sono qualcosa di raccapricciante. Per carità, non mi dispiace di averlo visto, e a tratti mi sono anche divertita parecchio, ma di sicuro non lo riguarderò. In ogni caso, è da vedere col cervello scollegato. Dello stesso filone, The romance of Tiger and Rose ne vale mille, però.
Gli attori, per la maggior parte, fanno un lavoro dignitoso, e naturalmente Zhao Lu Si è sempre una godibilissima garanzia. Il buon Xiao Zhan fa quel che può con la parte che gli è stata affidata e anche Gu Jia Cheng si è ben difeso. Anzi, per quanto non si possa gridare al miracolo, è stato una mezza rivelazione. Adatto alla parte, via.
No, gente, il problema grosso è che dopo quasi 40 episodi di piacevoli risate, a patto di essere un po’ di bocca buona, si precipita a fine serie in una spirale di tragedia che non ha niente a che vedere con tutto il precedente, e a nulla serve la risoluzione del guaio. Il problema ancor più grosso è che l’ultima puntata è completamente assurda e il finale, appiccicato con lo sputo, non spiega nulla, lasciando al povero spettatore uno sgradevolissimo sapore di tradimento. Avrebbero potuto risolvere la faccenda in mille modi diversi. Hanno scelto il più stupido e inutile, dando così il colpo di grazia a una serie già profondamente provata da diverse manchevolezze nella sceneggiatura e dal repentino cambio di registro nel finale.
Aggiungiamoci che le scene di combattimento sono, per la maggior parte, ridicole: i cattivi che abbattono le vittime con le spade sono qualcosa di raccapricciante. Per carità, non mi dispiace di averlo visto, e a tratti mi sono anche divertita parecchio, ma di sicuro non lo riguarderò. In ogni caso, è da vedere col cervello scollegato. Dello stesso filone, The romance of Tiger and Rose ne vale mille, però.
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