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  • Laatst online: 9 uren geleden
  • Geslacht: Vrouw
  • Plaats: Italy
  • Contribution Points: 0 LV0
  • Rollen:
  • toetreden op: april 17, 2022
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Hello Mr. Gu
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nov 11, 2022
30 van 30
Voltooid 0
Geheel 7.5
Verhaal 7.5
Acting/Cast 9.0
Muziek 8.0
Rewatch Waarde 6.0

Tanti cliché, moderatamente divertente

Hello Mr Gu è una commedia romantica in 30 episodi di circa 35 minuti ciascuno, comprese le sigle.

Il lato positivo di questo drama è che si tratta di una commediola fresca e moderatamente divertente, molto ben recitata dalla coppia principale e con dei personaggi di contorno che, pur non essendo esattamente all’altezza dei protagonisti, lavorano comunque al di sopra del minimo edittale.

Il lato meno positivo è che si va avanti quasi esclusivamente per cliché triti e ritriti e tutto, compresi i rari colpi di scena, è sempre molto prevedibile. Si potrebbe soprassedere, se non fosse che, verso la fine, le cose cominciano a trascinarsi stancamente, mentre assistiamo al solito, indispensabile periodo di litigio e separazione che ammorba tante produzioni. Poteva essere questa l’eccezione? Certo che no! E, mentre i capricci e i comportamenti illogici dei protagonisti si moltiplicano a livello esponenziale, portando l’arte del malinteso a vette tali da svergognare l’Everest, diverse situazioni vengono lasciate appese senza alcuna conclusione, fino a convergere verso l’obbligatorio lieto fine.

Che dire… non è una brutta serie, affatto, al netto degli ultimi episodi un po’ tirati per i capelli. In realtà, l’intero drama poggia su situazioni al limite della credibilità e oltre, ma lo si accetta perché fa parte del genere. Certo, giunti alle ultime puntate, stanchezza e saturazione prendono un po’ il sopravvento.

L’abusato cliché del CEO ricco, scontroso e problematico, ma dal cuore d’oro, che si innamora della ragazza povera, viene sviscerato abbastanza bene. Tutto sommato le difficoltà che il nostro protagonista incontra per ottenere i finanziamenti necessari al suo progetto sono abbastanza realistici da non farci tirare i pomodori allo schermo, e la coppia principale ha una notevole affinità, nelle scene romantiche.

Allora perché, pur avendo guardato la serie con piacere, provo questo senso di insoddisfazione?

Forse perché i protagonisti principali sono caratterizzati un po’ troppo come macchiette. Lui ha una morbosa paura dei luoghi affollati, è pieno di sé, puntiglioso, meticoloso e maniaco del controllo, ma anche generoso e gentile. Lei è la tipica ragazzina dai mille problemi economici che farebbe (quasi) qualsiasi cosa per fare un po’ di soldi. Comprensibile, dato che è piena di debiti. Ma la sua caratterizzazione è decisamente troppo infantile per essere una laureanda. Queste donne di più di vent’anni che vengono fatte vestire e comportare come se ne avessero sedici alla fine diventano stucchevoli.

E così, anche se si ride, anche se la coppia principale ha una notevole affinità e le canzoncine sono gradevoli, quella che resta alla fine è la sensazione di aver sciupato un po’ il mio tempo.

Poi, però, ripensando all’ottima prova di Chen Jing Ke, che davvero riesce a farti dimenticare che sta recitando, non posso proprio bocciare questo lavoro, e quel che mi viene da pensare è che forse si tratti più che altro di un problema di target. Avendo quasi sessant’anni, l’amore dei ragazzini è un argomento che a volte mi lascia un po’ indifferente. Avessi quarant’anni di meno, probabilmente avrei dato il massimo dei voti.

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Voltooid
Doctor John
0 mensen vonden deze beoordeling nuttig
nov 8, 2022
32 van 32
Voltooid 0
Geheel 8.0
Verhaal 8.0
Acting/Cast 10
Muziek 7.5
Rewatch Waarde 7.5
Deze recentie kan spoilers bevatten

Ji sung è un dio, ma gli sceneggiatori no

Ji Sung come attore è un dio, forse il migliore che ci sia in Corea (e anche altrove). Magnifico nel viso e carismatico più da quarantenne che quando aveva trent’anni, dotato di una mimica dell’intero corpo che riesce a trasmettere l’impossibile, recita però spesso in drama estremi, che si prendono troppo sul serio e pretendono un’eccessiva sospensione dell’incredulità da parte dello spettatore. Se in Kill me, heal me le sette personalità da lui straordinariamente interpretate erano a volte terribilmente sopra le righe, il tutto era stemperato dall’essere il drama una commedia scanzonata. Ma, per esempio, in Defendant, ed ora con questo Dottor John, la musica cambia. Vogliono essere seri, drammatici, stupirci. E a volte esagerano. Per fortuna, in questo Doctor John l’estrema spettacolarizzazione dei primi episodi ha per contraltare un argomento pesantissimo, un vero macigno: l’etica dei trattamenti medici e dell’eutanasia.

Da questo punto di vista si tratta di una serie coraggiosa, che affronta problemi scomodissimi. Se e come questi argomenti siano stati affrontati nella maniera migliore, è decisione che deve necessariamente essere lasciata alla personale percezione di ognuno. Il problema di fondo di questo drama, però, è lo sviluppo della trama e, in parte, la caratterizzazione dei personaggi.

Il protagonista, Cha Yo Han, è un medico specializzato in anestesiologia e trattamento del dolore, brillantissimo diagnostico, che nasconde però di essere affetto da una malattia grave, che potrebbe causarne la morte in qualsiasi momento. Condannato per aver praticato l’eutanasia ad un paziente terminale, si è fatto tre anni di galera. Ciononostante, continua ad essere comprensivo oltre ogni limite, anche con chi lo perseguita… Il troppo è troppo.

La protagonista Kang Shi Young, specializzanda anche lei in anestesiologia, ha subito un trauma che l’ha lasciata insicura e scossa, e passa metà del tempo a piangere. Lee Se Young la interpreta benissimo, ma resta il fatto che la sua caratterizzazione sia spesso terribilmente debole e piagnucolosa. Successivamente, diventa assillante, sembra risollevarsi, ma solo per comportarsi sul finire senza un briciolo di amor proprio.

Una nutrita serie di personaggi di spalla e contorno offre ampie opportunità di situazioni sia tragiche che umoristiche.

Gli autori a tratti non hanno fatto un gran lavoro con la sceneggiatura. Diversi episodi sono strutturati un po’ come polizieschi, dove la ricerca della causa del dolore, molto interessante, diviene una caccia al colpevole, però a volte la risoluzione del problema non viene completamente mostrata. Purtroppo, specie verso la fine, diversi argomenti vengono lasciati appesi, oppure risolti con due parole a distanza di anni. C’è una cospirazione criminale che mira a fornire illegalmente un medicinale per il suicidio assistito ai richiedenti e non sappiamo se i colpevoli siano stati catturati o meno. Soprattutto, non è chiaramente spiegata la conversione sulla via di Damasco di un personaggio in precedenza invasato: viene domato dalla gentilezza del buon dottore? Mah! Vederlo sorridere dolcemente è cosa da brividi, e ci si domanda a che titolo si trovi, alla fine, in una specie di comitato etico…

Ad ogni modo, fra molti alti e pochi bassi, il drama si svolge, almeno per la mia personale percezione, in maniera molto soddisfacente. Tutto cambia, però, a pochi episodi dalla fine, quando assistiamo al solito abusato cliché della separazione. Siamo abituati a vedere la protagonista femminile fare i capricci, invece stavolta è la parte maschile a dimostrare una mancanza totale di considerazione nei confronti della sua partner. Non ci si comporta così con la ragazza che hai baciato all’aeroporto, proprio no. Il lieto fine non era così scontato, durante la visione, ma sicuramente ci si sarebbe potuti arrivare in un modo che non rovinasse così il personaggio, che risulta veramente svilito da un comportamento inaccettabile sotto ogni punto di vista.

In sunto, un ottimo drama medico, interpretato splendidamente da tutto il cast, con l’eccezione di Ji Sung che, come sempre, è fuori scala, ma con diverse pecche nella trama, un finale debole e una caratterizzazione dei personaggi non proprio perfetta. Peccato, perché avrebbe potuto essere un capolavoro. Così, è solo molto, molto buono.

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Voltooid
Protect the Boss
0 mensen vonden deze beoordeling nuttig
nov 5, 2022
18 van 18
Voltooid 0
Geheel 8.5
Verhaal 8.0
Acting/Cast 9.5
Muziek 9.0
Rewatch Waarde 8.0

Divertente, un po' più lento dopo la metà

Protect the Boss è una serie in 18 episodi da un’ora circa ciascuno. Si tratta quindi di un drama piuttosto corposo, forse troppo, per quello che viene raccontato. Siamo nell’abusato ambiente degli uffici di una grande società gestita a livello familiare, nella quale tra l’altro non si capisce molto cosa facciano gli impiegati e i dirigenti, visto che paiono sempre più impegnati a persegui(ta)re l’anima gemella o a farsi le scarpe l’un l’altro piuttosto che a svolgere un qualsivoglia lavoro.

I cliché abbondano, come spesso accade nei drama: si va dal presidente-padre violento ma sotto sotto amorevole, ai traumi infantili, passando per gelosie e complotti dei familiari, per finire allo stereotipo del ricco figlio di papà che si innamora della povera e grezza segretaria campagnola. Eppure, nonostante l’apparenza, le vicende non sono così scontate, perché su questa trama se ne vanno ad innestare altre che aggiungono sale e pepe a questa minestra che, altrimenti, risulterebbe molto insipida.

Invece, l’agorafobia del protagonista Heon Ji Cha, mirabilmente interpretato da un giovane Ji Sung, rende la prima metà del drama molto interessante, specie per il rapporto che viene a crearsi con la sua muova segretaria, l’energica Eun Seol No, che l’attrice Kang Hee Choi è riuscita a rendere al meglio, e che lotta con lui per guarirlo da questa malattia debilitante che non gli consente di prendere posto a testa alta nel consiglio di amministrazione, cosa cui peraltro egli non aspira, ma che il padre desidera. Siamo in Dramaland, quindi soprassediamo sul fatto che una ragazza qualsiasi possa agire da psichiatra dopo aver letto qualche libro, e riuscire a guarire il giovane in pochi mesi.

Le lotte intestine nella famiglia sono un altro asse portante della serie, coi genitori che cercano di spingere i figli in posizione predominante, facendo di tutto per scalzare la supremazia del presidente e scongiurare l’ascesa del figlio anticonformista. Peccato per loro, che i ragazzi finiscano ben presto per fare amicizia e opposizione alle trame genitoriali, mentre si innestano giochi di innamoramenti a formare un quadrilatero che ci metterà un po’ ad assumere forma definitiva.

Nel frattempo, si parla molto di fondi neri, evasione di tasse e così via, non mancando di rimarcarne l’illiceità. Peccato che gli evasori della nostra allegra società se la cavino sempre con qualche centinaio di ore di servizi sociali. Potenza dell’essere importanti e del sapere come impietosire il prossimo presentandosi su una sedia a rotelle…

Ma quella che veramente scalda il cuore di questa serie altrimenti piuttosto anonima è la grande amicizia che si viene a creare tra la protagonista, la sua compagna di stanza e Na Yoon Seo, ricca e viziatissima figlia di mammà, che passa dall’essere un’antagonista ad un’amica sincera. Queste tre ragazze ci faranno ridere e piangere con loro.

La serie procede senza troppa suspense a passo lento e sicuro, ma lento. Troppo spesso nei drama accade, come qui, che le situazioni diventino ripetitive, che le vicende sembrino ristagnare, mentre gli ostacoli posti sulla strada della coppia principale si moltiplicano a dismisura, uno dopo l’altro. Passata la metà dell’opera, finite le risate che le situazioni iniziali ci avevano strappato, arriva un generale rallentamento che ci porta a chiederci perché abbiano dovuto insistere a fare 18 puntate quando avevano materiale per 15. Un racconto più condensato sarebbe stato scintillante, mentre così la seconda metà risulta un po’ appannata. Peccato.

Perché, allora, ho assegnato un voto tutto sommato alto? Perché, come già detto, l’amicizia delle ragazze è qualcosa che scalda veramente il cuore. La lunghezza della serie ha consentito di descrivere crescite caratteriali importanti in diversi personaggi, primo fra tutti il protagonista, che di crescita da fare ne aveva veramente tanta. Ma, soprattutto, per l’interpretazione che ne ha dato Ji Sung. Di questo stupendo attore, magnifico qui a 30 anni e ancora meglio in altri drama a 40, non si può che dire bene: la sua recitazione è sempre impeccabile, le sue micro espressioni, il linguaggio del corpo, qualcosa di sublime. Se non mi credete e ancora non l’avete fatto, andate a guardare Kill Me, Heal Me, dove recita la parte di un uomo con personalità multiple. Non due o tre, ma sette, e le interpreta tutte…

Finita questa parentesi di adorazione per Ji Sung, bisogna riconoscere che l’intero cast ha lavorato benissimo, sia pur a tratti con qualche esagerazione nella mimica, ma non bisogna dimenticare che si tratta di una commedia, e quindi qualche smorfia è pur consentita. Se eccezione c’è stata, è da applicarsi a Jae Joong Kim, che ha interpretato il ruolo di Moo Won Cha, cugino, antagonista e amico del protagonista, un ragazzo bellissimo ma dalla mimica piuttosto legnosa. Purtroppo chiunque si trovi a recitare al fianco di Ji Sung è destinato a subire paragoni impietosi.

Il commento musicale che cade a proposito, i begli abiti di tutti (tranne che della povera protagonista!) le ambientazioni ben curate e una cinematografia sul pezzo contribuiscono a rendere questo drama una serie da vedere per tutti coloro che non vogliano azione a tutti i costi e non si lascino scoraggiare dalla lentezza.

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Voltooid
Meet You
0 mensen vonden deze beoordeling nuttig
okt 23, 2022
12 van 12
Voltooid 0
Geheel 8.0
Verhaal 8.0
Acting/Cast 8.5
Muziek 7.5
Rewatch Waarde 7.5

Breve e al punto

Meet you è una commedia, con alcune situazioni drammatiche, che non si prende troppo sul serio. Occasionalmente ci sono gesti moderni, e soffre decisamente del solito mucchio di cliché, a partire dall'onnipresente caduta nei precipizi fino alla perdita di memoria, passando per le stragi infantili, le vendette familiari, gli strani avvelenamenti e così via.
Però, il dualismo del signorino che si alterna tra due personalità è, per quanto non originalissimo, una ventata di freschezza, in questo aiutato dall'ottima performance di Huang Tian Qi, così bravo che basta un'occhiata al suo viso per capire quale sia la personalità che sta interpretando al momento. Lo sciocco gli riesce benissimo, ma il serio letale è decisamente il suo viso migliore, che aggiunge ai lineamenti di una bellezza non propriamente classica un sottofondo sexy non indifferente: più che occhi, i suoi sembrano succhielli che ti perforano l'anima.
E' giovanissimo, ma ha già al suo attivo molte apparizioni secondarie e questo è il suo primo ruolo da protagonista. Non so, sinceramente, se ce ne saranno altri e se questo ragazzino potrà sfondare. Mi auguro di vederlo in futuro in altre produzioni.
L'altra metà della coppia è rappresentata da Zhu Li Lan, di qualche anno maggiore, che ha offerto una buona interpretazione della donna avida che si innamora e si lascia vincere dai propri sani principi. Anche Kong Qi Li, l'antagonista, ha saputo interpretare le varie sfumature di un povero folle accecato dall'invidia e dalla sete di vendetta, per quanto il suo personaggio sia stato forse reso in maniera un po' caricaturale.
Altri personaggi di spalla sono riusciti abbastanza, ma senza brillare particolarmente. A parere personale di spettatrice si è trattato di una interpretazione senza infamia e senza lode. Sicuramente alcuni eccessi sono stati voluti dalla regia: mi risulta poco credibile che un uomo si carezzi la barba per interi minuti ogni qual volta appare sullo schermo, tanto per dirne una.
Le vicende hanno comunque uno svolgimento classico, coi cattivi che vincono o paiono vincere fino agli ultimi minuti, quando tutti i santi finiscono in gloria, ma con un sottofondo di avvertimento che potrebbe preludere ad una seconda stagione.
Il fatto che si sia trattato di una serie così breve, 6 ore in tutto, ha reso il drama veloce e poco incline a perdere tempo con infinite e inutili storie di personaggi secondari, e gliene siamo grati. Per contro, l'approfondimento psicologico dei protagonisti risulta un po' monco... Soffiare e sorbire non si può, mi diceva la mia nonna saggia.
Ho trovato un po' sconcertante, in principio, vedere un paio di scene piuttosto osé per trovarsi in un drama cinese per over 12, ma poi le acque si sono calmate e la vicenda si è svolta senza soverchi contatti tra le coppie interessate. Non dimentichiamo che Tian Qi all'epoca aveva forse solo 17 anni.
Amo particolarmente i costumi ricamati, e qui ne ho visto parecchi, per la gioia dei miei occhi. Certo, il cast è minimale, i costumi sono apprezzabili anche se non eccelsi, e le ambientazioni non particolarmente affascinanti, ma i combattimenti sono ben coreografati e la musica di sottofondo fa il suo dovere. Anche i pezzi cantati sono abbastanza gradevoli.
Tutto sommato, 6 ore spese bene, per una commedia fresca e moderatamente divertente, senza eccessi.

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My Bossy Wife
0 mensen vonden deze beoordeling nuttig
okt 22, 2022
28 van 28
Voltooid 0
Geheel 7.0
Verhaal 7.0
Acting/Cast 8.0
Muziek 6.0
Rewatch Waarde 6.5

Commedia sciocchina per un paio d'ore di facile divertimento

Si tratta, come da titolo, di una commedia molto leggera dall'umorismo facile facile, a tratti anche ben poco politicamente corretto. Per ridere senza arrabbiarsi troppo bisogna prendere in considerazione il particolare clima politico e soprattutto la censura che in Cina impera.
In questa prima parte della serie che consta di due stagioni la parte più importante è la particolare relazione della coppia principale, prima ancora che diventi veramente una coppia. Infatti, laddove lui è deboluccio e poco incline alle arti marziali, lei invece è fortissima e abbastanza manesca. Il nostro le prende a ogni tre per due e questo scambio dei ruoli, che vede il maschio così pesantemente sottomesso fisicamente alla donna, non può che suscitare diverse risate.
Purtroppo, e qui entrano in gioco le peculiarità della cultura cinese, ci sono un paio di situazioni che possono far arrabbiare le persone di mentalità un po' aperta. Per esempio, uno dei malviventi è un uomo chiaramente omosessuale, il quale viene pesantemente disapprovato e in qualche modo deriso. Passati sono ormai i tempi in cui in Cina si riusciva a far approvare dei drama dall'aria vagamente BL, camuffati da bromance. Visto l'incredibile successo che tali vicende avevano sul pubblico, i capi in testa cinesi sono corsi immediatamente ai ripari e ormai questo tipo di situazione non si riesce più a vedere. Al contrario, pare che non si possa perdere occasione per svergognare quella che viene chiaramente recepita come perversione.
Una delle indagini che viene condotta dalla coppia punta come colpevole ad una donna piuttosto in carne, abbandonata dal marito che l'ha derubata per scappare con una amante molto più snella e più bella di lei. Anche in questo caso il commento che si fa di striscio è che sarebbe colpa sua, perché se solo fosse stata più attraente il marito non l'avrebbe né derubata né tradita. Ora, è sotto gli occhi di tutti coloro che guardano drama quale possa essere l'ideale di bellezza femminile da quelle parti: le donne devono essere magre fin quasi e oltre il limite della patologia, a giudicare da certe serie che ho visto.
Detto questo, ed è dire già tanto, bisogna rimarcare come le vicende, al di là di una comicità basica, siano veramente piuttosto infantili. Le indagini non sono certamente neppure degne di questo nome e, almeno in questa prima serie, la relazione romantica è appena agli inizi.
D'altronde sono sì 28 episodi, ma di lunghezza variabile tra i 3 e i 5 minuti, per cui le vicende in realtà si svolgono in maniera piuttosto affrettata e non c'è tempo per un qualsiasi tipo di approfondimento.
Sia la coppia principale che il cast di supporto si sono comportati abbastanza bene, considerato il tipo di drama: è una commedia senza tante pretese. Le scene drammatiche però lasciavano un po' a desiderare.
Musica, ambientazioni, costumi e cinematografia non sono di prima categoria, e si vede. Insomma: è una serie abbastanza coerente nella sua mediocrità.
Mi ripeto: si tratta di uno show che si può guardare se si hanno due o tre ore di tempo a disposizione e non si vuole cominciare qualcosa di più impegnativo, tanto per farsi due facili risate. Simpatica, ma nulla di più. Esiste già una seconda stagione, la cui riuscita è al pari della prima.

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Voltooid
The Lady in Butcher's House
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okt 13, 2022
36 van 36
Voltooid 0
Geheel 8.5
Verhaal 9.0
Acting/Cast 8.0
Muziek 8.0
Rewatch Waarde 8.0

Commedia senza pretese, divertente, con spunti di riflessione

Prima di tutto occorre specificare che si tratta di una commedia senza aspirazioni di correttezza storica e/o di completa aderenza ad un pensiero logico. Certo, esistono dei momenti di tensione, e qualcuno ci lascia anche la pelle, ma alla fine dei giochi tutti i santi finiscono in Gloria, lasciandoci in bocca un sapore di dolce soddisfazione. Si resta contenti, insomma.
Gli attori fanno la loro parte in maniera più che onorevole, pur senza farci gridare al miracolo, sia quelli principali, che le spalle e i secondari. Costumi e ambientazioni, pur senza essere sensazionali, sono gradevoli e adatti alla produzione. Anche la musica compie decorosamente il suo lavoro di accompagnamento delle vicende.
Ma quali sono queste vicende? C'è una macellaia, piuttosto manesca anzi, una vera bisbetica, che deve sposare uno scolaro arrivato secondo agli esami imperiali. Lei è onesta, ma ignorante e versata nelle arti marziali, lui è retto, coltissimo ma sottomesso e gracilino. Lui ne è innamorato sin dall'infanzia, lei non lo giudica nemmeno un uomo... Eppure finiranno per amarsi, ovviamente. Insieme, combatteranno corruzione e pericoli, assieme alle proprie paure e insicurezze, con l'aiuto di diversi compagni di viaggio, fino ad arrivare a scoperchiare le corruzioni di corte. L'asse portante di questa serie è il racconto di come, lentamente, la coppia che comincia la sua convivenza sotto i peggiori auspici riesca pian piano a comprendersi, scoprendo affinità sconosciute e perle nascoste nell'altro coniuge. Mentre le scoprono i personaggi, le scoprono anche gli spettatori, che iniziano così ad amare la coppia principale che, inizialmente, non pare offrire molte attrattive.
Diverse coppie secondarie formano un gradevole contorno alle varie vicende.
L'abbiamo detto, no, che è una commedia? In molti non hanno gradito che la protagonista fosse, almeno nella prima metà del drama, piuttosto violenta nei confronti del suo uomo, il quale in effetti viene spesso malmenato (e non solo lui). La violenza domestica non dovrebbe essere presentata come materia di sorriso, nemmeno se a commetterla è una donna, ma si ha comunque l'impressione che ad alcuni non andasse giù non tanto la violenza in sé, quanto il fatto che fosse una donna a suonarle a un uomo... Sarò troppo sospettosa, mea culpa.
Ad ogni modo, se nel corso del drama il nostro scolaro non mette su i muscoli, la protagonista subisce invece un graduale voltafaccia che la porterà ad essere molto meno prona a risolvere a suon di botte i suoi problemi. Ma non bisogna nemmeno farsi l'idea che la nostra eroina sia violenta gratuitamente: in fondo si è ritrovata, per intelligenza e capacità, a dirigere e portare avanti la macelleria suina di famiglia, di fatto proteggendo e mantenendo diverse persone. Il mondo degli affari è duro, e ancor di più se sei una ragazza: difficile rimanere a galla se non sai farti rispettare. E quando la macellaia prende il coltello, i bulli scappano per non lasciarci lo scalpo.
In definitiva, un titolo gradevole, la cui storia si svolge senza eccessive lungaggini e battute d'arresto, e che riesce a trattenere l'attenzione dello spettatore fino all'ultimo, senza rallentamenti e improvvise accelerate. Fluida. Un ottimo esempio di come, senza budget da capogiro né attori stellari, si possa fare un buon prodotto di intrattenimento, divertente e non privo di spunti di riflessione.
Ampiamente promosso.

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Voltooid
Defendant
0 mensen vonden deze beoordeling nuttig
okt 2, 2022
18 van 18
Voltooid 0
Geheel 8.0
Verhaal 8.0
Acting/Cast 9.5
Muziek 8.5
Rewatch Waarde 7.0

Un’occasione parzialmente sprecata

Park Jung Woo, un pubblico ministero di Seul, un bel giorno si sveglia in prigione, condannato a morte, senza sapere come ci sia arrivato perché soffre di amnesia. Comincia una lotta contro il tempo e contro nemici onnipresenti e letali per recuperare la memoria e scagionarsi da accuse terribili: avrebbe ucciso l’amatissima moglie e la figlia, e non se ne ricorda.

L’inizio di questo drama è veramente scoppiettante: nel primo episodio succede di tutto e di più, l’adrenalina si spreca, è un’enorme promessa che fin da subito si teme sarà faticoso mantenere. Infatti, già negli episodi successivi, il ritmo cala, e tanto. Troppo. Non sarebbe grave, in fondo alla mia età il rischio infarto aumenta… Il problema è la ripetitività delle situazioni. E non solo quella: in questa serie assistiamo ad una sproporzione assurda, ancor più del solito, fra il potere attribuito ai cattivi e quello esercitabile dai buoni.

Per la stragrande maggioranza del tempo, il nostro carcerato e i pochi che lo appoggiano si dibattono senza sapere che pesci prendere. Il cattivo della situazione, lo psicopatico Cha Min Ho, sotto le spoglie del gemello Cha Sun Ho da lui ucciso, presidente di una importante compagnia commerciale, sembra padrone assoluto di ogni situazione e si diverte a fare il gatto che gioca col topo, ammazzando nel contempo qua e là buona parte di quelli che sanno della sua appropriazione di identità. Ad un certo punto questo folle si attribuisce un omicidio stradale commesso dalla moglie (del fratello) per farsi incarcerare nella stessa cella del protagonista. E poi ne uscirà. Che diavolo, succede tutti i giorni!

Pubblici ministeri, giudici, capintesta della prigione, poliziotti, tutti da lui sono corrotti e usati, insieme alle sue squadracce, contro Park Jung Woo e i suoi pochi amici. Perché tanto accanimento? Perché Park Jung Woo gli stava dando la caccia come assassino del fratello e di una serie di donne. Ma questo presidentucolo da strapazzo non è il presidente della Corea ma solo di una società, e il potere che pare smuovere è completamente sproporzionato alla sua persona. Sembra quasi che invece che in Seul l’azione si svolga in un terrario.

Le cose non migliorano quando si tratta di organizzare la fuga dalla prigione in cui Park Jung Woo è rinchiuso assieme ai suoi compagni di cella. La rocambolesca fuga, lungamente progettata e ripetutamente provata ogni notte dal nostro protagonista, è qualcosa di semplicemente assurdo. La cosa dura diversi giorni e nessuno o quasi si accorge mai di niente, i secondini non vedono o al momento decisivo decidono di non parlare per pararsi il posteriore, e così via.

Il nostro povero protagonista però deve soffrire fino alla fine e soffre veramente bene: Ji Sung è un attore maturo e splendido, che ben si presta alle scene di disperazione, anche se forse la regia l’ha spinto a gridare un po’ troppo. Si perdona molto al drama per via della sua interpretazione, veramente sentita, a volte addirittura troppo sentita, che arriva dritta al cuore dello spettatore. Non è solo disperato, è stranito, dubbioso, deciso, furioso, innamorato… Tutto l’intero spettro delle emozioni umane più probabilmente qualcuna che ha inventato da sé. Anche la figlia, interpretata da un’ottima Park Ha Yun, è veramente toccante. Quest’attrice in erba (classe 2009) è già in grado di dare molti punti a professioniste adulte. E d’altronde, sia pur senza aver mai recitato in ruoli da prima protagonista femminile, a causa dell’età, ha comunque già al suo attivo almeno una trentina di titoli. Si farà.

Uhm Ki Joon, che ha interpretato i due gemelli, è un altro attore navigato, che ha saputo rendere al meglio la follia del big boss, ma anche la sua tristezza e solitudine di fronte al suo essere sempre una seconda scelta rispetto al fratello maggiore. A questo proposito, ho trovato veramente eccessiva la figura del padre, che scopriamo averlo sempre picchiato (addirittura con mazze dal golf!) [i]per il suo bene,[/i] anche se non si capisce bene come potesse essere possibile la cosa. La tesi del drama è che sarebbero questi ripetuti maltrattamenti ad averlo trasformato in uno psicopatico, non a caso la mazza da golf sembra essere una delle sue armi preferite. Un [i] villain [/i]tormentato e tormentatore, che si ama odiare e si odia amare.

Di solito si parla delle scintille fra la coppia principale. Qui la coppia non è romantica, ma le scintille ci sono, eccome! Si avverte immediatamente la tensione quando i due protagonisti entrano nella stessa stanza. Le riprese ravvicinate sono da brivido, sguardi e espressioni parlano di istinti omicidi, sfide e promesse di vendetta. Standing ovation.

Sul fronte degli attori secondari, menzione d’onore va fatta per il gruppo dei compagni di cella del protagonista, che sono spesso il collante che tiene insieme delle vicende carcerarie piuttosto lunghe, ripetitive e noiose. Le interazioni del simpatico mucchio ci regalano qualche sorriso, necessario come l’aria in mezzo a tanta, spesso inutile, angoscia.
Molto meno bene, per quanto mi riguarda, il comparto femminile che, a parte la bambina già citata, vede principalmente l’avvocata Kwon Yu Ri, praticamente inutile ai fine della trama, e la moglie di Cha Sun Ho, che sembra provvista di un’unica espressione per tutto il drama, ma che almeno ha un suo perché.
Lo stesso appunto di mancanza di espressività si può addebitare a Oh Chang Seok, che interpreta Kang Joon Hyuk, pubblico ministero amico di Park Jung Woo. Proprio vero che con certi amici non c’è bisogno di nemici.

Occorre poi notare come, dopo tante angosce e peripezie, la sconfitta del big boss avvenga in modo poco soddisfacente, decisamente piatto. Ci si aspettavano scoppiettanti fuochi d’artificio e invece si finisce con un petardo bagnato. Finale lieto, ma decisamente brutto. Ottimo però il comparto musicale, con diverse canzoni gradevoli ma, soprattutto, con la sua indimenticabile sigla iniziale strumentale [i]Till the end[/i] di SAN E. E menzione d’onore per le riprese, veramente eccellenti.

Per tirare le fila, un’interpretazione magistrale da parte degli attori principali, che mi ha tenuta incollata davanti allo schermo anche quando la ripetitività di alcuni frangenti e, soprattutto, la richiesta di sospensione dell’incredulità davanti a certe situazioni esacerbate e assurde si facevano eccessive. Una storia elefantiaca, a volte tirata troppo per i capelli, ma ben girata e recitata, con un ottimo commento musicale. Ma una storia di uomini, non venite qui a cercare personaggi femminili di rilievo, perché non ne trovereste. Si guarda, e si guarda con piacere, ma ci si domanda quale capolavoro avrebbe potuto essere se solo non si fosse voluto spingere troppo il pedale su certe situazioni e si fosse tagliato su altre. Peccato.

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Vond je deze recentie nuttig?
Voltooid
Law School
0 mensen vonden deze beoordeling nuttig
sep 24, 2022
16 van 16
Voltooid 0
Geheel 10
Verhaal 10
Acting/Cast 9.5
Muziek 10
Rewatch Waarde 10
Raramente ho trovato una drama di stampo legale così interessante e ben fatto. Law School è una produzione Netflix, e forse per questo si spiega l’impostazione dell’opera che, ai miei occhi di profana, è parsa di stampo molto occidentale.
So che c’è stato chi si è lamentato della complessità della trama, che alcuni trovano inutilmente intricata. L’unica cosa che posso dire è che non è una serie che si possa guardare col cervello scollegato, perché esige tutta, o almeno la maggior parte della nostra attenzione. Solo allora si potranno apprezzare le sottigliezze della trama, dei colpi di scena, spesso preparati con molto anticipo, e la deliziosa complessità dei rapporti interpersonali. E’ vero, come dice uno dei personaggi, che l’ambiente legale è tutto sommato ristretto, almeno in questo drama. Chissà se è vero che intere famiglie in Corea si dedicano alla professione forense, ma non vedo perché no, visto che esistono dinastie simili anche in Italia. Con queste premesse, è facile che in una università legale si concentrino studenti e professori provenienti dalla stessa cerchia o addirittura dalla stessa famiglia.
Quella che inizia con un omicidio all’università di giurisprudenza si rivela ben presto una vicenda molto più intricata del previsto, con radici molto profonde e lontane nel tempo. La sceneggiatura sapiente ci porta per mano alla scoperta di varie verità, più o meno vere, più o meno false. I professori, ma soprattutto gli studenti della scuola, avranno il loro da fare per scoprire i retroscena di situazioni sempre più difficili e pericolose, tra accuse di omicidio e di crimini vari e assortiti, passando per frequenti minacce alla propria libertà e financo alla propria vita. In questi scenari i rapporti di amicizia e familiari verranno messi a durissima prova.
Le trame sono fitte e a volte chi pareva tirare le fila dei giochi si rivela essere in realtà nient’altro che una pedina. I buoni della situazione dovranno fare squadra per salvare la situazione e la pelle, ma fortunatamente la produzione ha ritenuto di concederci un lieto fine, senza lasciare troppi fili appesi. Soprattutto, il ritmo delle vicende è ben strutturato e se, arrivati alla fine, sembra che manchi qualcosa, è solo perché in questo universo si sta così bene che si sarebbe voluti restarci dentro molto più a lungo e già guardando la sigla finale ci si sente in crisi d’astinenza. Spero proprio che ne facciano una seconda serie, con gli stessi attori. Purtroppo, pur avendo avuto una buona accoglienza, quest’opera non ha ricevuto il massimo dei voti, che meriterebbe molto più di altre simili, ma non allo stesso livello.
Già, gli attori. Sia i principali che i secondari hanno fatto generalmente un buon lavoro, anche se alcuni personaggi, come la madre di Kang Sol (B), il malvivente Lee Man Ho interpretato da Jo Jae Ryong, o il politico Ko Hyeong Soo, interpretato da Jung Won Joong, sono forse un pelino troppo caricati. Specialmente riguardo al collerico politico, ci si domanda come possa essere arrivato così in alto, vista la sua completa mancanza di diplomazia, la tendenza agli scoppi di rabbia e all’esagitazione. Però come malvagio della situazione bisogna riconoscere che ha fatto un buon lavoro: lo si odia veramente.
Ma, soprattutto, l’attore principale Kim Myung Min (professor Yang Jong Hoon), ha saputo ben interpretare un personaggio inizialmente molto respingente, esigente, duro oltre i limiti della maleducazione e, francamente, molto pieno di sé. Ma sarebbe molto riduttivo fermarsi alla prima impressione e, infatti, ben presto il nostro rivela di essere un burbero benefico quasi da manuale. I suoi metodi, per quanto poco accomodanti, hanno lo scopo e l’effetto di costringere gli interlocutori, e specialmente gli studenti, a pensare, cercare soluzioni alternative, linee di pensiero diverse dall’ordinario. E, dallo svolgersi dei fatti, possiamo dire che, almeno ai fini del drama, i suoi metodi non convenzionali funzionano.
La protagonista Kang Sol (A), interpretata dalla bravissima Ryu Hye Young, ci viene presentata inizialmente come una studentessa mediocre, una completa outsider dell’ambiente, provenendo da una famiglia povera. Nonostante le difficoltà e i complessi che comparativamente la sua situazione genera, si riscatterà mettendo in campo acume e impegno, risolvendo più di una situazione. Kim Eun Sook, la sua professoressa di diritto civile interpretata dall’ottima Lee Jung Eun, ci riserverà più di una sorpresa. Sono sempre quelle insospettabili…
Diversi personaggi sono accuratamente approfonditi, ne conosciamo progressivamente i pensieri e i retroscena, e anche di alcuni dei delinquenti più incalliti vengono forniti particolari che li rendono, se non simpatici, almeno temporaneamente meno disprezzabili.
Mentre si dipanano le fila di un [i]whodunit[/i] da manuale, l’opera porta avanti una spietata critica del sistema sociale e giudiziario coreani. Siamo in una scuola di giurisprudenza, le citazioni di leggi e sentenze si sprecano, ma gli autori ci guidano all’interno di questi labirinti portandoci per mano a scoprire le intricatezze legali senza mai annoiare, anzi, lasciandoci la distinta impressione di aver imparato qualcosa.
L’azione è supportata da un comparto musicale veramente azzeccato. I crescendo che sottolineano le sequenze più tese e le musiche che accompagnano ricerche e scoperte sono da manuale, spesso sottilmente inquietanti, e ci sono diversi titoli molto gradevoli, come [i]X[/i] di Safira.K., [i]We are[/i] cantata da Lee Seung Yoon o, ancora, [i]Monitus[/i] e [i]Justitia[/i]. In realtà, tutto il comparto musicale è altamente suggestivo e dovrei citare ogni singolo pezzo musicale, non solo quelli cantati. Vengono utilizzati molti strumenti, come violini o, addirittura, quella che pare essere una spinetta.
Occorre poi citare la magnifica cinematografia che, con l’uso sapiente delle inquadrature, delle transizioni, dei movimenti della macchina da presa, dei colori, ha saputo creare un prodotto non solo intelligente, ma anche molto gradevole agli occhi.
In sunto, un’opera che mi sento di raccomandare a tutti coloro che non disdegnino di impegnare nella visione di un drama qualcosa di più del minimo cervello indispensabile. Se quello che cercate è una serie intelligente, che faccia pensare, gradevole da guardare e da ascoltare, non andate altrove: è qua.

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Signal
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sep 5, 2022
16 van 16
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Geheel 8.5
Verhaal 8.0
Acting/Cast 9.5
Muziek 8.5
Rewatch Waarde 8.0

A mente fredda ne vedi i difetti

Signal è un k-drama del 2016 di stampo poliziesco/fantascientifico, in cui un profiler dal passato doloroso trova nel presente il walkie talkie di un poliziotto scomparso molti anni prima e, incredibilmente, parla con costui di casi irrisolti nel passato, cercando di risolverli, con risvolti anche pesanti nel presente.
E’ un drama con tanti punti positivi, ma anche diversi negativi.
Positivi:
- La tensione.
Ci sono pochi momenti di stanca, di solito perché stanno facendo un flash back. Le indagini sono serrate, e concatenate tra di loro. I colpi di scena abbondano. La storia in sé è molto appassionante.
- La cinematografia.
L’azione si svolge in un continuo ping pong tra il passato e il presente. Sarebbe difficile seguire le linee temporali, ma il passato ha un filtro molto più giallo e le figure leggermente allungate, là dove il presente vira al blu. Le transizioni sono spesso improvvise, magistrali.
- Gli attori.
Lee Je Hoon, che interpreta Park Hae Young, il poliziotto profiler nel presente, è un attore coi controfiocchi. La sua interpretazione è stata fenomenale. Jo Jin Woong, cui hanno affidato la parte di Lee Jae Han, il poliziotto del passato, ha saputo dar vita a un personaggio dolente, ma deciso. Kim Hye Soo, che interpreta Cha Soo Hyun, una poliziotta innamorata di Lee Jae Han, ha avuto molti alti e alcuni bassi, alternando momenti da oscar a scene poco convincenti, forse a causa degli occhioni perennemente spalancati che, alla lunga, diventano poco espressivi. Ma le scene in cui viene rapita sono qualcosa di veramente sublime. Non oso pensare come possa essersi immedesimata per recitare così: da brivido. Jang Hyun Sung riesce a farsi detestare nella sua interpretazione del cattivo di turno, talmente odioso da rasentare il disgusto. Ottimo lavoro! Ma anche tutti i vari comprimari e secondari hanno fatto un lavoro coi fiocchi, bisogna veramente applaudire il cast in toto.
- La colonna sonora.
Molto belle e dolenti opening e ending, nonché le musiche di background, non invadenti ma ben correlate alle scene.
Negativi:
- I poliziotti.
Diciamo che in una specifica stazione di polizia ci sono solo un paio di poliziotti onesti e lavoratori, tutti gli altri sono pigri o incapaci, disonesti, venduti, addirittura criminali. Sembra che tutte le indagini siano pilotate in modo da dare all’immagine della polizia (e agli affari di un certo politico) il minor fastidio possibile. Alla lunga la situazione genera fastidio, è poco credibile, suvvia.
- Il walkie-talkie.
Non ci viene minimamente spiegato il funzionamento dell’apparecchio, che sarebbe rotto ma funziona senza pile e mette in contatto due persone separate da 15 anni. E lo stesso uso che se ne fa a volte è poco determinante, lo spettatore freme sulla sedia esclamando: ‘ma digli questo, ma fai quest’altro, ma perché non gli dici…’ e così via. Un oggetto con potenzialità così enormi sembra essere sottoutilizzato.
- I comportamenti poco logici.
Vabbeh, siamo in dramaland, non sarebbe nemmeno da dire. Citatemene uno che proceda con logica perfetta da parte di tutti i personaggi dall’inizio alla fine, che vado a vederlo subito.
- Il finale.
Senza fare spoiler, l’ultimo episodio è piuttosto confuso e il finale è aperto. Sono passati diversi anni, quindi difficilmente ci sarà un sequel, e l’impressione che ho avuto è che comunque non fosse previsto.

Il fatto è che un drama non è quantificabile in termini di punteggi positivi e negativi. Puoi ripensarci a mente più fredda, e trovarci a posteriori tanti difetti che, mentre lo guardavi, stavano in secondo piano o proprio non percepivi, perché eri troppo impegnata a goderti l’ottima interpretazione degli attori. Mentre lo guardavi eri completamente assorta nella concatenazione degli eventi, presa dall’azione, assorbita dalle indagini, arrabbiata coi corrotti, e così via. Questo è il valore dell’intrattenimento. D’altro canto, il fatto che si insista così tanto sulla corruzione della polizia e sulla denuncia dell’ingiustizia che vede ricchi e potenti cavarsela sempre qualsiasi nefandezza compiano, ha un valore intrinseco. Anzi, ci dicono chiaramente che non solo i potenti se la cavano, ma che incastrano al loro posto qualche poveraccio che non ha soldi, amicizie e potere. E la cosa ci da tanto fastidio, sì. Forse perché magari è la verità?

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dele
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aug 31, 2022
8 van 8
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Geheel 7.5
Verhaal 7.5
Acting/Cast 8.5
Muziek 8.0
Rewatch Waarde 6.0

Senza coesione

Partiamo dicendo subito che si tratta di un buon titolo, ma che sarebbe difficile definirne il genere. Non si può dire che sia un drama di azione, né un poliziesco, né che sia particolarmente psicologico, e certamente non umoristico. Vogliamo dire che è drammatico? Ma solo fino a un certo punto.
Abbiamo questa strana agenzia che si occupa di cancellare i dati dai dispositivi elettronici delle persone che decidono di far scomparire alcune informazioni alla loro morte. Già qui, se vogliamo, si inizia a capire che la storia in sé pecca di plausibilità. Chi mai pagherebbe per fare una cosa del genere? E perché attendere la propria morte, quando se vuoi cancellare qualcosa puoi farlo in qualsiasi momento? La nostra agenzia è formata inizialmente solo da un disabile in sedia a rotelle, cui poi si aggiunge un giovane che vive di espedienti. Da quel momento i file, invece di essere cancellati, vengono praticamente sempre indagati per capire cosa ci sia sotto e aggiustare dei torti, tanto che alla fine le cose volgeranno in malo modo, almeno relativamente.
Otto episodi possono essere pochi o tantissimi, dipende da cosa ti fanno vedere. In questo caso assistiamo a una serie di casi, anche umani, completamente slegati fra di loro e tenuti insieme solo da un filo sottilissimo che è l'idea dell'agenzia di dele.life, che si occupa appunto di cancellare informazioni scomode su richiesta dei proprietari al verificarsi di certe condizioni.
D'accordo, assistiamo durante gli episodi al crescere del rapporto tra il titolare e il ragazzo tuttofare che viene assunto per aiutarlo. Il rapporto che diventa col tempo di reciproco rispetto e amicizia mentre entrambi si aprono l'uno verso l'altro potrebbe essere considerato il filo conduttore di tutto il drama, ma è un po' poco.
Quella che poi è veramente anomala è la qualità della cinematografia, veramente altissima, che sinceramente appare quasi sprecata per il tipo di serie che descrive.
Anche la performance di alcuni attori è di ottimo livello. Suda Masaki, già visto nella parte del cattivo in MIU 404, rende qui con molta efficacia l'interpretazione di un personaggio completamente diverso: è il ragazzo tuttofare che viene assunto per indagare se i clienti dell'agenzia siano o meno defunti. Yamada Takayuki, che interpreta il titolare invalido dell'agenzia, non mi ha però entusiasmato più di tanto, anche perché l suo personaggio è introverso e poco dimostrativo. Aso Kumiko, la sorella del titolare, chiude degnamente il trio degli attori principali, ma anche tutto il cast secondario, che recita in un solo episodio, si è fatto ben valere.
I misteri da risolvere sono a volte fin troppo prevedibili, ma ci sono alcune scene di azione molto ben girate, e non solo dal giovincello, ma anche dal titolare in carrozzella che riesce a insegnare a fior di bulli che un invalido non è necessariamente impotente, anzi.
La colonna sonora è molto varia e spazia per una moltitudine di generi musicali ben sottolineando l'azione.
Si tratta in sunto di un prodotto anomalo e, per quanto mi riguarda, riuscito soltanto a metà. Il fatto che manchi completamente una storia che faccia da filo conduttore alle vicende e che si rimanga alla fine dell'ultima puntata praticamente in sospeso, non riesce a dare allo spettatore o quantomeno a me un'idea di conclusione e di aver guardato qualcosa di significativo. È veramente un peccato, perché in realtà gli episodi visti uno per uno sono molto gradevoli e a volte anche molto profondi, ma rimane alla fine questo senso di insoddisfazione profonda per cui ci si sente quasi presi in giro.
Bella musica, bella cinematografia bravi gli attori, otto vicende e alla fine? L'aereo rolla e rolla sulla pista, si guarda fuori dal finestrino aspettando di decollare e partire, finalmente, i motori si scaldano e rombano e poi... si spengono. Fine del viaggio. Eh, no, diavolo!

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Handmade Love
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aug 27, 2022
8 van 8
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Geheel 7.5
Verhaal 7.5
Acting/Cast 9.0
Muziek 7.0
Rewatch Waarde 7.0

Carino ma affrettato

Un dio viene cacciato dai cieli e condannato a cucire abiti per consolare gli umani. Non è che impari molto dalla sua esperienza, ma ecco arrivare una cliente particolare che, dopo essere stata cliente, diverrà apprendista, e tutto cambierà.
Diciamolo: il concetto non è male. In realtà mi aspettavo qualcosa di più dagli abiti, qualcosa di più glamour, elegante, scintillante, qualcosa di diverso. Invece, i vestiti prodotti da questa sartoria che traffica in emozioni sono indumenti normali, perché il loro valore, al di là dell’eventuale preziosità della stoffa, sta più che altro nelle emozioni di cui sono intessuti.
Ci vengono presentati, negli otto brevi episodi di lunghezza variabile, quattro diverse situazioni che vengono “risolte” con un abito consolatorio, di cui la prima e l’ultima riguardano la protagonista.
Il gelido sarto, Woven, acquista umanità fino ad apparentemente innamorarsi, ricambiato, della sua nuova assistente. E qui secondo me sta una delle pecche peggiori: la ragazza nei primi episodi esce da una relazione durata sette anni, venendo tradita e abbandonata dal fidanzato che sposa un’altra. Lei accarezza addirittura l’idea di ucciderlo e dopo un mese è già innamorata di un altro. Sì che, vuoi mettere, Woven è un dio e col viso di Lee Soo Hyuk, ma insomma!
I casi umani che ci presentano sono comunque ottima materia di riflessione ma questa miniserie, lunga poco più di un film, ci lascia in bocca il sapore di una pietanza non completamente riuscita. Forse manca qualche ingrediente, o forse aveva bisogno di una cottura più prolungata.
Perché, nonostante lo splendido comparto tecnico, lo studio dei colori e degli interni, che catturano l’occhio, nonostante l’ottima interpretazione degli attori che, con la sceneggiatura a disposizione, non avrebbero potuto obiettivamente fare di più, si avverte, come già detto, un’aria di incompiutezza. Perché lo sviluppo dei personaggi è troppo repentino e il finale, pur essendo un finale, è affrettato, poco credibile in base alle condizioni di partenza. Magari faranno una seconda stagione, chissà.

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Tomorrow
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aug 27, 2022
16 van 16
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Geheel 8.5
Verhaal 9.0
Acting/Cast 9.5
Muziek 8.0
Rewatch Waarde 8.0

Argomento controverso, ottimo drama ma a volte poco rispettoso dei problemi altrui

Suicidio è una parola terribile. Per alcuni un peccato inescusabile, sempre, per altri quella che sembra l’unica via di uscita da una situazione insostenibile, qualsiasi sia la motivazione.
Chi si avvicini a questo drama con problemi personali inerenti l’argomento, farebbe bene a procedere con estrema cautela, perché il togliersi la vita è l’argomento pivotale di tutta la serie, e per come la vedo io, non è sempre trattato nel modo migliore.
Tutto verte infatti intorno alla lotta quotidiana di una piccola squadra speciale di Grim Reapers, tristi mietitori, angeli della morte, shinigami o come vogliamo chiamarli, il cui compito è di impedire il successo agli aspiranti suicidi. Questo perché, nelle premesse di questo drama, l’anima che rinuncia volontariamente al dono della vita finirà all’inferno e vedrà recidere tutti i legami che la collegano alla sua esistenza, senza possibilità di incontrare nuovamente quelle persone nelle reincarnazioni successive. A questa squadra formata dalla energica Goo Ryun e dal suo sottoposto Im Ryung Goo, si unisce per sei mesi un giovane apprendista, Choi Joon Woong, una ragazzo alla perenne ricerca di un lavoro, finito in coma per aver cercato di salvare un aspirante suicida.
Nel corso delle 16 puntate di questa serie ci sarà presentata un’ampia casistica di motivazioni per le quali gli esseri umani (e in un caso addirittura un cane) possono decidere di togliersi la vita. La squadra di prevenzione suicidi riuscirà a prevenirli, ma il focus del drama verte spesso sull’esposizione a chiare lettere di come un comportamento apparentemente non decisivo possa causare conseguenze devastanti in chi ne viene colpito. Bullismo scolastico, cyberbullismo, cattivi rapporti al lavoro, pettegolezzo… tutte cause apparentemente “leggere”, forse, in confronto ad altre più pesanti, come possono essere la rovina finanziaria della famiglia o la perdita di un bambino o una persona cara. Ma per chi le vive da dentro non esiste gradazione di dolore, solo il proprio personale inferno e gli aguzzini vanno messi di fronte alla proprie responsabilità.
Purtroppo, a prescindere dale cosiddette soluzioni che vengono trovate per dissuadere gli aspiranti suicidi, ho trovato a volte un approccio troppo semplicistico al problema. Sostanzialmente è come se ti venisse detto: è tutto nella tua testa, datti una mossa che tutto passa. Ma chi si dibatte in certe reti, fino ad arrivare a pensare di togliersi la vita, difficilmente riuscirà a liberarsi da solo: ha bisogno di aiuto esterno, così come ne hanno i protagonisti di queste vicende. Molto probabilmente, avrà bisogno anche di uno psicologo e, salvo difetti nella mia memoria, di aiuti psicologici in questo drama non se ne vede l'ombra. Eppure, in un paese che ha uno dei più alti tassi di suicidi al mondo, la salute mentale dovrebbe essere una priorità. Il fatto che il problema venga glissato completamente mi fa sospettare che esista un forte stigma contro la malattia mentale, la vergogna sociale di non essere all'altezza. E, in questo, il drama ha peccato di mancanza di coraggio, per cui per me rimane semplicemente un prodotto di intrattenimento che però, in taluni casi, potrebbe addirittura fare più male che bene.
Gli attori sono stati tutti molto bravi. Kim Hee Sun è stata un’ottima protagonista, sia in abiti moderni che in costume, un’eroina dolente dagli occhi espressivi. Rowoon e Yun Ji On sono stati due ottime spalle (perché sinceramente il giovane apprendista non mi è sembrato avere questo ruolo così preponderante, tale da poter dire che è il protagonista maschile). Discorso a parte per Lee Soo Hyuk che, pur non essendo prevalente, possiede comunque un carisma tale da spiccare anche in parti non principali. Anche gli altri attori di contorno, le figure dolenti cui sono stati dedicati via via gli episodi, hanno fatto un ottimo lavoro.
Ho apprezzato molto che una puntata sia stata dedicata alla tragedia delle comfort women, un crimine contro l’umanità per cui i giapponesi ancora oggi rifiutano di scusarsi e che, come il negazionismo della shoah, da alcuni è ancora non creduta.
I costumi sono stati molto soddisfacenti, sia nelle parti moderne che in quelle ambientate secoli fa. Le musiche hanno ben sottolineato l’azione e il comparto tecnico ha fatto, a mio parere, un ottimo lavoro.
Ho purtroppo percepito un poco di stanchezza a causa della ripetitività dell’azione: un susseguirsi di casi umani da salvare, mentre i rapporti tra la protagonista e il Grim Reaper interpretato da Lee Soo Hyuk fungevano da collante, invero non troppo efficace. Anche il coma del ragazzo è stato sfruttato abbastanza poco… insomma per la mia percezione la maionese è rimasta un pochino slegata, ma senza togliere molto al gusto della preparazione. Il finale potrebbe lasciare la possibilità della realizzazione di una seconda serie e, pur essendo soddisfacente, non posso dire abbia terminato la serie col botto.
In sunto, un drama piuttosto cupo, anche se condito con abbondanti dosi di speranza e qualche sorriso per le interazioni degli abitanti dell’altro mondo, coi suoi parallelismi con quello dei viventi. Ottimo lavoro, che avrebbe potuto essere anche migliore. Ma, ehi, ce ne fossero!

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Voltooid
I Hear Your Voice
0 mensen vonden deze beoordeling nuttig
aug 21, 2022
18 van 18
Voltooid 0
Geheel 9.5
Verhaal 9.5
Acting/Cast 10
Muziek 8.0
Rewatch Waarde 9.0

Una galleria di personaggi magnifici

Titolo che ha un punteggio altissimo, per un sacco di buone ragioni. Partiamo con ordine.

Attori.

Lee Bo Young, protagonista femminile, che ben interpreta un personaggio a tratti anche molto antipatico. Brava nelle parti umoristiche come in quelle tragiche, senza eccedere.
Lee Jong Suk, protagonista maschile, magistrale interprete di un ragazzo dotato del potere di leggere nel pensiero, ma non per questo benedetto dal cielo, anzi.
Yoon Sang Hyun, secondo protagonista maschile, inizialmente una macchietta insopportabile (perché ben recitata), e successivamente interprete coi controfiocchi di un uomo onorevole sotto molti punti di vista.
Jung Woong In, il cattivo di turno. E’ riuscito a rendere il suo personaggio odiosamente umano, tanto da farcelo odiare fin quasi ad amarlo. Quasi.
Tutta la serie degli attori di contorno, dalle spalle alle macchiette, ha fatto un ottimo lavoro. Recitazione ottima praticamente da parte di tutti.

Personaggi.

Inizialmente ho pensato addirittura di piantare in asso la serie. La protagonista era una vanesia superba e menefreghista, il protagonista un marmocchietto, il secondo violino maschile una macchietta insopportabile… e così via. Più di una volta mi sono chiesta dove fossi capitata, ma ho perseverato. E, in breve tempo, i personaggi hanno cominciato a maturare, a cambiare sotto i miei occhi, aggiungendo sfaccettature e sfumature alla primitiva impressione monodomensionale e monocroma. Interagendo gli uni con gli altri, si sono migliorati a vicenda, si può dire che siano cresciuti insieme sotto i miei occhi. Anche quelli che sono rimasti pressoché immutati hanno comunque trovato una giustificazione nelle vicende passate. Sono buoni personaggi perché non ci sono angeli completi e demoni perfetti. Sono umani: i cattivi hanno debolezze, e non è detto che alcuni siano poi così cattivi, mentre i buoni hanno comunque la loro dose di difetti e meschinerie.

Costumi, ambientazioni.

Drama ambientato prevalentemente in ambito legale, il che prevede donne eleganti e uomini in completo scuro. E lo sappiamo tutti che un uomo in abito scuro guadagna automaticamente punti. Se poi quell’uomo è Lee Jong Suk, diventa materia per sogni bagnati. Peccato che tenga più spesso la divisa scolastica!

Colonna sonora.

Sinceramente non il punto di forza di quest’opera. Qualche canzone carina, ma nulla di cui scrivere a casa. Le musiche di background hanno un paio di tracce molto coinvolgenti, ma nulla di più.

L’amore.

Ah, argomento controverso. Una avvocato di 28 anni e uno studente di 20? Giammai! Il contrario magari sì, però, vero? In verità, all'inizio la donna è così infantile e petulante che potrebbe benissimo passare per liceale. La chimica fra i due c’è, e d’altronde Lee Jong Suk starebbe bene anche con un’asse da stiro… Quello che purtroppo manca è la relazione vera e propria fra i due. Un paio di baci e una convivenza apparentemente platonica non sono propriamente soddisfacenti, dal punto di vista dello spettatore. Si rischia molto la sindrome del SL: il secondo protagonista vien su così bene che non si può fare a meno, col tempo, di tifare per lui.

La storia.

Le vicende iniziano in maniera apparentemente abbastanza lineare. Una serie di eventi del passato, più o meno traumatici, trascina i propri effetti fino al presente. Ma ad esserne protagonisti non sono solo i personaggi principali, con lo svolgersi della storia si dipinge un affresco complesso che viene man mano a toccare, avvicinare e coinvolgere buona parte del cast. Gli accadimenti sono concatenati in maniera logica, i vari processi che si svolgono in tribunale, i pericoli, le indagini, le interazioni e la crescita dei personaggi, tutto contribuisce a rendere questo titolo una visione entusiasmante. Mentre lo stai guardando.

Ma, appena finito l’ultimo episodio, ti rendi conto che non ti è mai stato spiegato per quale motivo il protagonista Park Soo Ha sia dotato del potere di sentire i pensieri altrui. Devi accettarlo come premessa e, dal momento che si tratta di una sua caratteristica unica, in una ambientazione non fantasy, lascia un po’ sconcertati. Poi ti ricordi anche di aver dovuto inghiottire il rospo dell’onnipresente perdita della memoria e ti riprometti di andare a cercare le statistiche mondiali sull’argomento, per capire se si tratti di una peculiarità coreana (e cinese) o se accada così spesso anche altrove. Poi decidi, non conoscendo le peculiarità del sistema penale coreano, di soprassedere sull’assurdità di condannare qualcuno per omicidio sulla base del ritrovamento di una sola mano mozzata. E ti domandi quanto sia realistica la descrizione degli speciosi processi mostrati…

Poi però pensi anche a tutti gli insegnamenti ricevuti per strada: la necessità di ascoltare, e non necessariamente solo la voce, la virtù dell’immedesimazione nel prossimo, l’inutilità dell’odio e della vendetta, il valore dell’impegno, e così via. E ti ricordi che quello che hai appena guardato è un prodotto di intrattenimento, non un documentario sul sistema giudiziario coreano (magari chiedendoti maliziosamente quanto siano verosimili le serie americane ambientate similmente) e che comunque, mentre lo stavi guardando, non ti importava di nulla: né della disparità dell’età della coppia principale, né degli strani processi, né dell’origine del dono di PSH, e neanche della perdita di memoria, visto che è durata poco. Mentre lo guardavi eri occupata a stare sul bordo della sedia a goderti l’interpretazione degli attori su personaggi magnifici. E rimani soddisfatta.

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Voltooid
While You Were Sleeping
0 mensen vonden deze beoordeling nuttig
aug 19, 2022
32 van 32
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Geheel 9.5
Verhaal 9.5
Acting/Cast 9.5
Muziek 7.0
Rewatch Waarde 9.0

E’ un prodotto di intrattenimento, e lo fa benissimo!


Ho letto di tutto e di più su questo titolo. Chi si lamenta della performance della protagonista, chi del protagonista, chi della chimica fra i due, chi della gestione dei flashback, chi della logica degli avvenimenti, e così via. Immagino sia così per ogni e qualsiasi drama. Io non sono molto abile a notare illogicità sottili e parto dal presupposto che quello che sto guardando, specie perché bazzica nel soprannaturale, sia un mero prodotto di intrattenimento. Da questo punto di vista, per quanto mi riguarda hanno fatto un lavoro ottimo. L’unico, vero, minus di tutta la serie è il fatto che non spieghino come siano nati questi sogni e che a volte siano poco coerenti con le (presunte) premesse. Fine. Ma non stiamo mica guardando una lezione universitaria di fisica nucleare!
Il concetto di base è interessante, anche se forse non completamente originale (raccontiamo storie da migliaia di anni…).
Lo svolgimento è ben condotto, senza battute di arresto e accelerazioni improvvise. C’è almeno un cruciale colpo di scena che non avevo minimamente previsto e mi ha fatto ballare di soddisfazione sulla sedia. La storia d’amore fra i protagonisti non prende mai il sopravvento sulle vicende, ma è ben integrata nella storia. Il fatto stesso che la linea temporale viaggi avanti e indietro non confonde, perché il tutto resta abbastanza lineare e perfettamente comprensibile. Il finale è soddisfacente. L’ambientazione nei tribunali è molto piacevole, anche se probabilmente non completamente realistica. Ma, ehi, mica è un documentario!
I costumi? Da donna ho notato particolarmente quelli degli uomini. E le lunghe gambe di Lee Jong Suk inguainate negli abiti scuri, sormontate dal resto, fanno la loro magnifica figura. Anche Jung Hae In, in divisa, specie quella scura, non lascia indifferenti. Lo stesso Lee Sang Yeob, pur se gravato da un personaggio antipatico, è di una innegabile eleganza.
Passando alla performance degli attori, non ho notato particolari deficienze, anzi. Il quartetto dei principali – il duo protagonista, il poliziotto e il legale cattivo – è riuscito a dare un’interpretazione convincente e non forzata. Non dico che siano da oscar, ma hanno sicuramente guadagnato la pagnotta. Anche diversi interpreti di personaggi secondari hanno fatto molto più del loro dovere, per esempio Kim Won Hae, nei panni dell’investigatore Choi, è stato veramente magnifico, Hwang Young Hee è stata una convincente madre della protagonista e, in generale, la serie dei caratteristi di contorno si è comportata alla grande. Non so perché in tanti ce l’abbiano con Bae Suzy. A me nel suo ruolo è piaciuta molto. Una ragazza gravata da un passato doloroso e dal perdurare di sogni sconcertanti e spesso minacciosi, non può che avere qualche stranezza.
I personaggi sono umani. Non ci sono supereroi, tizi imbattibili, che prendono sempre la decisione giusta, che vincono sempre, e così via. Le decisioni sono difficili, soppesate, sofferte, tanto più quando ne dipendono le vite delle persone. Il cattivo del mazzo è forse il più umano di tutti, un uomo tutto sommato tormentato, ma che non riesce mai a trovare in questo tormento la forza di fare la cosa giusta, o almeno quella meno errata. “Non sei qui perché la tua risposta era sbagliata. Se qui perché hai preteso che la risposta sbagliata fosse giusta.” Non sono solo i buoni a disprezzare il malvagio, vediamo più volte, nel corso del drama, che si fa schifo da solo. Che tristezza.
Resta da parlare del commento musicale. Ecco, sinceramente forse è l’aspetto più trascurabile. Le canzoni per il mio orecchio non sono particolarmente memorabili, e non ho ricordi di musiche di sottofondo che mi abbiano particolarmente colpito, a parte il crescendo orchestrale che sottolinea le parti più pregnanti. Un po’ poco per scriverne a casa.
In sunto, una serie che ho trovato godibilissima e che ho guardato tutta d’un fiato, a botte di una decina di episodi al giorno, visto che sono in ferie. Una serie da guardare e riguardare, che mi lascia con l’arduo compito di trovarne un’altra che sia almeno alla pari. Compito difficile, perché siamo veramente ai limiti superiori, qui.

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Voltooid
The Romance of Tiger and Rose
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aug 11, 2022
24 van 24
Voltooid 0
Geheel 9.5
Verhaal 9.5
Acting/Cast 9.5
Muziek 7.0
Rewatch Waarde 9.5

Divertentissimo ma non senza sugo


Un drama solo apparentemente peso piuma, che affronta con la comicità e la farsa l’eterna guerra dei sessi e la disparità di trattamento fra i generi. Ambientato per lo più in un mondo pseudo cinese antico, vede due città diametralmente opposte farsi la guerra.
In una comandano gli uomini, e le donne sono completamente sottomesse, e fin qui nulla di nuovo. Nell’altra città sono invece le donne a farla da padrone, e gli uomini non hanno alcun diritto. Le governanti e le ufficiali sono tutte donne, ed è veramente sconcertante vedere le case di piacere popolate di ‘musicisti’ maschi (piuttosto effeminati, in verità, e nemmeno troppo carini). L’applicazione agli uomini di tutte le violenze, limitazioni e pregiudizi che di solito sono riservati alle femmine genera una serie infinita di situazioni in cui non si può fare a meno di ridere, anche se a volte è riso amaro.
Ma, davanti a questo rovesciamento dei ruoli, non si può neanche evitare di vedere quanto sia assurda l’oppressione verso un sesso da parte dell’altro. Se è così fuori dalle righe applicato a un uomo, perché dovrebbe essere giusto se a subirlo è una donna?
In questo scenario, lo spietato erede del Signore della sconfitta città degli uomini viene a sposarsi nella città delle donne, con lo scopo non troppo nascosto di curare la sua malattia congenita al cuore e conquistare la città e le sue miniere. Dovrebbe sposare la seconda erede della Signora, ma la terza erede, viziosa e capricciosa, lo rapisce e se lo sposa.
Senonché la ragazza in realtà viene ‘sostituita’ dalla sceneggiatrice che ha inventato tutta la storia, e che si ritrova a vivere un personaggio secondario della sua sceneggiatura, da lei stessa destinato a morire per avvelenamento la notte delle nozze forzate! Ovvio che cercherà in tutti i modi di salvarsi la pelle e, nel contempo, di riportare in carreggiata la sua storia, che è stata deragliata dalla sua continua presenza in una trama che non la prevedeva.
Inutile dire che ciò genererà problemi, risate (e lacrime) a non finire. Risate? Addirittura sghignazzate sbattendo i pugni sul tavolo, direi. Questa almeno è stata la mia reazione. La sceneggiatrice vede ovviamente tutti solo come personaggi di carta, ma comincerà ben presto a cambiare idea.
Nel contempo, bisogna sottolineare come la storia, che nella prima metà si mantiene sul registro della più completa comicità, nella seconda parte viri verso situazioni più tese, a tratti anche tragiche, pur senza eccedere. E non credo di fare spoiler se dico che la storia ha un lieto fine.
Gli attori hanno fatto tutti un lavoro egregio. La coppia principale ha una chimica tale che si potrebbe credere lo sia anche nella vita reale. Gli occhi da cucciolo del protagonista sanno diventare all’occorrenza due schegge taglienti, il sorriso accattivante può tranquillamente divenire diabolico o stringersi in una maschera credibilissima di dolore o furore. Un’interpretazione, da parte di tutti gli attori principali, misurata ma espressiva. Fanno eccezione i loro servitori, cui è affidato un ruolo più comico e che per questo esagerano con la mimica facciale, e l'interprete di Pei Heng, che è sinceramente non pervenuto.
Non si può dire ci siano voli di fantasia sia nelle musiche, che nelle ambientazioni e costumi ma, in realtà, non si sente la mancanza di nulla. Il numero limitato di episodi assicura uno svolgimento delle vicende alla giusta velocità, senza inutili trascinamenti e senza l’introduzione di infiniti personaggi secondari che affosserebbero il ritmo con le loro inutili traversie. Non capita mai di sbottare: sì, va bene, ma i protagonisti? La trama? Tutto funziona col ritmo giusto e si giunge alla fine col desiderio di una seconda stagione, purché con gli stessi attori.
E’ un drama ‘apparentemente’ peso piuma, come detto in principio. Le situazioni che descrive spesso non sono logiche, bisogna ammetterlo. A volte tende alla farsa, non è esente da forzature e sicuramente il conflitto fra i due opposti stili di vita viene risolto in maniera troppo veloce e in modo non plausibile. Ma non è un drama storico, e il suo scopo non è descrivere una storia vera o plausibile. Non deve essere preso troppo sul serio, cercandovi chissà quali voli pindarici. Ci fa ridere, emozionare, e pensare. Direi che basta. Per quel che è il suo target e il suo scopo, è fatto egregiamente. Ce ne fossero! Edit: l'ho già riguardato, e continuo a ritornare sulle scene che mi sono piaciute di più. Decisamente un'impressione duratura: ha toccato tutte le mie corde.

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